Biografia

     The private and very Venetian Corte Botera, a "Corte Sconta" (hidden courtyard) recalling Pratt set in the Castello district, has for some years hosted Riccardo Guaraldi’s luthier’s workshop, a really secret place from which stringed instruments played in the most important Italian and European theatres emerge. Violins like the one recently bought by the Quartetto Bernini and bought by many player in the world or the one displayed at the Rassegna Nazionale di Cremona in 2014, but also the Maestro Antonio Casini of Modena’s rare viola of 1661, restored with philological and studied care.

 Before Guaraldi came to the workshop in Corte Botera there was certainly plenty of music listened to with his family and a lifetime love of manual work, then the dazzling meeting with a self-taught luthier in the 1990s that led him to choose the luthier’s school in Milan. This was followed by years of work and study alongside expert craftsmen on the Veneto mainland, a workshop of his own in the Treviso hills then his return to Venice with an established network of national and especially international relations and associations.

Because being a ‘luthier in Venice’, to Guaraldi, Venetian by birth, is not without meaning. The city was the actual or elected home of some of the most important masters ever. Martin Kaiser, Matteo Goffriller and Domenico Montagnana lived and worked here in the golden age of the eighteenth century, when Pietro Guarneri also worked in Venice, probably the brother of Giuseppe Guarneri, called del Gesù, whose violins are now sold at international auctions for millions of euros.

From the sixteenth to the eighteenth century, the luthiers’ workshops in Venice employed at least a hundred masters, craftsmen and assistants. Organised within the guild of the Marzeri, the Venetian luthiers, inventors of the protoviolin, created instruments that were in demand and exported all over Europe.

The work of the luthier has certainly changed for example graphic design software are now used in the design of a violin but in Guaraldi’s studio a little of the same atmosphere that must have pervaded the Venetian workshops of old can still be felt, perhaps partly because of the smell of the precious seasoned maple and fir, woods tracked down in the Val di Fiemme and Montenegro and selected on the basis of the balance between elasticity, weight and types of vibration.

‘The magic is that of the musician who plays;in the work of the luthier there is much philosophy but there also has to be the certainty given by a perfect mechanical structure’ explains Guaraldi. And so, in addition to the search for the right wood, there are mathematical calculations, the proportions between nodes and antinodes, the external convexity, the choice of accessories and infinite variables that the luthier harmonises

and adjusts from the time he begins working the wood through to when the instrument is ready for its destiny. It is a stringed instrument that carries Guaraldi’s signature not so much or not only on the internal scroll, but especially in its whole: the drop silhouette of the heads sculpted in a particular way, the purfling and the points, the edge fluting and the ‘f ’ holes in a style similar to that of Eugenio Degani, a great nineteenth-century luthier. A form that is always evolving.

The Venetian luthier also follows the life of his creations after they have left his workshop. At times it is the violin or viola that comes back to the workshop for an inspection or check, but often it is Guaraldi himself who rediscovers, in some theatre in Italy or Europe, one of his violins born from maple and fir woods in the little Corte Botera workshop.

 

  

 

  Nella privata e venezianissima Corte Botera, una "Corte Sconta" di prattiana memoria incastonata nel sestiere di Castello, si trova da alcuni anni il laboratorio di liuteria di Riccardo Guaraldi, un luogo autentico e nascosto da cui escono strumenti ad arco suonati nei più importanti teatri italiani ed europei. Violini come quello recentemente suonato dal Quar- tetto Bernini, o come quello esposto alla Rassegna nazionale di Cremona nel 2014, ma anche la rara viola del 1661 del maestro Antonio Casini di Modena, restaurata con un lavoro filologico e di ricerca.

Prima di arrivare al laboratorio di Corte Botera per Guaraldi c’è stata, certo, tanta musica ascoltata in famiglia e la passione da sempre coltivata per i lavori manuali sino al folgorante incontro negli anni novanta con un liutaio autodidatta che lo ha condotto a scegliere la scuola di liuteria di Milano. Da qui anni di lavoro e studio al fianco di importanti liutai nell’entroterra veneto, un laboratorio in proprio sulle colline trevigiane per poi tornare in Laguna con una rete istaurata di rapporti e collabora- zioni nazionali e soprattutto internazionali.

Perché essere un “liutaio in Venezia”, per Guaraldi, venezia- no di nascita, non è privo di significato: la città è stata patria, effettiva o d’elezione, di alcuni tra i più importanti liutai di sem- pre: Martin Kaiser, Matteo Goffriller, Domenico Montagnana hanno vissuto e lavorato qui nell’epoca d’oro del Settecento, quando in Laguna opera anche Pietro Guarneri, probabilmente fratello di quel Giuseppe Guarneri detto del Gesù i cui violini oggi sono battuti alle aste internazionali per milioni di euro.

Dal Cinquecento sino all’epoca d’oro del Settecento le botte- ghe dei liutai a Venezia davano lavoro ad almeno cento persone tra maestri, artigiani e garzoni di bottega. Organizzati all’inter- no della corporazione dei marzeri, i liutai veneziani, inventori del protoviolino, creavano strumenti richiesti ed esportati in tutta Europa.

Oggi certo il lavoro del liutaio ha subito delle modifiche basti pensare che la progettazione di un violino utilizza anche programmi di grafica 3d ma nello studio di Guaraldi si sente ancora un po’ di quell’atmosfera che doveva essere nelle botteghe della Venezia di un tempo, forse anche per il profumo dei preziosi legni stagionati d’acero e abete, legni inseguiti dalla Val di Fiemme sino al Montenegro e selezionati all’insegna l’equilibrio tra elasticità, peso e modi di vibrazione.

“La magia è quella del musicista che suona, nel lavoro del liutaio c’è molta filosofia ma poi ci deve essere anche la concretezza di una struttura meccanica perfetta” precisa Guaraldi. E così, oltre alla ricerca del legno giusto, ci sono i calcoli matematici, le proporzioni tra nodi e antinodi, le bombature esterne, la scelta della minuteria e un’infinità di variabili che il liutaio accorda e aggiusta da quando inizia a lavorare il legno sino a che lo strumento è pronto per il suo destino. uno strumento ad arco che reca la firma di Guaraldi non tanto o non solo nel cartiglio interno, ma soprattutto nel suo insieme: la silhouette a goccia delle teste scolpite in maniera definita, la filettatura e le punte, la sguscia nel bordo e le effe un po’ nello stile di Eugenio Degani, grande liutaio di fine Ottocento. una forma che è sem- pre in evoluzione.

Il liutaio segue la vita delle sue creazioni anche una volta uscite dalla sua bottega. Talvolta è il violino o la viola a tornare in laboratorio per una visita o un controllo, ma molte altre volte accade che Guaraldi incontri in un teatro in italia o all’estero uno dei suoi violini nati da quei pezzi di legno nel piccolo laboratorio di Corte Botera.